L'impalpabilità dei fattori che rendono i luoghi magici.

L'atto di fede è un processo cognitivo che può prescindere dalla religiosità dell'individuo e può scatenare non solo una serie di effetti emotivi e psicologici, ma anche fisiologici. E' da oltre un secolo che medici-scienziati cercano di spiegare empiricamente casi etichettati come miracolosi oppure di autosuggestione, ma solamene negli ultimi decenni si stanno ottendendo prove attendibili e più larghi consensi sulla scientificità delle spiegazioni sul potere magico - in quanto persuasivo - di alcuni fattori spaziali. 

Fiaccolata  in  San Romedio - foto di Nicola De Pisapia

Fiaccolata  in  San Romedio - foto di Nicola De Pisapia

Nel libro " Viaggio a Lourdes" l'autore francese Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina nel 1912, narra di un caso di guarigione inspiegabile in cui una donna destinata a morte certa guarisce miracolosamente dalla peritonite tubercolare. Carrell, dichiaratosi fino ad allora agnostico, definisce il caso una manifestazione di autoguarigione resa possibile grazie ad un'accelerazione dei processi di riparazione organici, probabile effetto della forza scatenante dell'atto di preghiera e dello stato estatico.  Le sue ipotesi sull'autoguarigione non trovano riscontro e consensi nel mondo della ricerca dell'epoca, ed è solo all'inizio del nuovo millennio, dopo oltre cinquanta anni dalla sua morte, che si intraprendono nuovi progetti di ricerca strutturati sul funzionamento del cervello nei momenti di profonda fede e tranquillità. Si distingue in particolare il gruppo di R. Davidson che riesce a provare l'esistenza degli effetti benefici della meditazione: quella che inizialmente viene definita scienza di frontiera diventa pian piano un filone sempre più importante delle dscipiline neuroscientifiche.

Ma cosa c'entra tutto questo con l'ambiente e quindi con l'architettura?

Se state leggendo questo articolo è molto probabile che vi siate già imbattuti in altre letture di questo blog, le quali spiegano i profondi legami tra lo stress fisico - e quindi mentale - ed alcuni fattori ambientali negativi. Si è già discusso anche di come ambienti possono trasformarsi da stressanti a rigeneranti ed estremante confortevoli grazie ad un uso armonico di colori, luci, tessiture, geometrie e sonorità.

falling garden- 50° biennale di venezia . crediti: Gerda Steiner and Jorg Lenzlinger.

falling garden- 50° biennale di venezia . crediti: Gerda Steiner and Jorg Lenzlinger.

Per creare ambienti vibranti,  estasianti, quasi magici dovremmo cercare di andare oltre il concetto di comfort e funzionalità quando si definiscongli obiettivi di un progetto architettonico. Se l'approccio si basa sull'aggiunta semplicistica e addizionale di elementi destabilizzanti e starordinari c'è il rischio di creare effetti di ridondanza e fastidio. Esitono però esempi ben riusciti sia in architettura che in natura che lasciano una sensazione di meraviglia e positività, che migliorano la nostra spiritualità al punto da predisporci al buon umore e al buon rapporto con il prossimo e con noi stessi. L' esempio è fornito non solo dai luoghi sacri confinati ( templi e chiese), ma anche dai tanti luoghi che non hanno alcuna pretesa celebrativa per l'entità esterna a noi stessi. Se spogliassimo il comune di Lourdes degli attributi e significati aggiunti dopo le apparizioni mariane, e lo considerassimo un semplice borgo medievale, gli riconosceremmo comunque il merito di saper offrire ai suoi ospiti uno spettacolo particolare, specialmente durante la processione che si snoda lungo la sua collina: un senso di estasi e beatitudine è innescato dal luccichio delle fiaccole trasportate dal fiume di pellegrini sullo sfondo di un tarda luce crepuscolare tipica francese. Il forte coinvolgimento e l'intensa partecipazione popolare contribuisce al sentimento corale di meraviglia e di elevazione spirituale, ma è l'armonia dei diversi elementi ambientali dello sfondo che concilia il tutto con un effetto soprannaturale e magico.  Creare un atmosfera magica, per predisporre la propria mente a una certa forma di ingenua credulità è un mezzo per ripulire definitivamentela mente da pensieri negativi.

La chiesa è solo un esempio antico di come uno spazio possa indurre determinati stati mentali ed è indubbio che anche un ateo o agnostico dichiarato non rimanga indifferente alle suggestione che molti edifici del genere infondono. Allora possiamo asserire, senza rischio di blasfemia, che le installazioni artistico/architettoniche, possano suscitare parzialmente sensazioni simili a quelle infuse dai luoghi sacri ? Possiamo attribuire a questi spazi quel potere magico che predispone gli occupanti alla meraviglia ? 

La meraviglia è uno stato mentale assimilabile ad un particolare stato attentivo, in quanto attiva la stessa parte del cervello - quella frontale - che viene coinvolta in un compito di tipo intellettuale. La meraviglia è un sentimento comune a tutte le culture e a tutte le età', ed è più forte e frequente nell'infante, dove si traduce in eccitazione che mette in movimento tutto il corpo e che pone il piccolo essere in uno stato di totale dipendenza. Creare dipendenza negli adulti è un rischio che si corre quando si stimolano determinati stati mentali ma tale errore è facilemente evitabile. Bisogna fare in modo che l'elemento soprannaturale venga accettato nella sua dimensione onirica, dove tutto diventa credibile a prescindere della predisposizione che ognuno ha nei confronti dell'inspiegabile. Credere, andare contro vento e contro gli schemi della razionalità ci inebria e ci aiuta non solo nei processi di recupero fisico durante le malattie, ma ci rende propensi a rompere gli schemi noti e alimentare la nostra creatività. L'illusione che non diventa fanatismo innesca un serie di effetti positvi sulle performance di vario tipo: ci aiuta ad essere più assertivi , responsabili, decisi e organizzati, insomma ci rende delle persone funzionali e pertanto più sane. Attrezzare i luoghi con aree dedicate a questo tipo di esperienza potrebbe diventare un requisito nella pianificazione urbana e territoriale e nella regolamentazione degli spazi pubblici dediti all'educazione. Questo è un auspicio.

Renzo Piano presenta il BUC di Trento

Renzo Piano     foto da artemagazine

Renzo Piano     foto da artemagazine

Non esiste bellezza che non contenga dentro anche il concetto di buono. Una cosa è buona-e-bella, o sennò non è né buona né bella.”  –  “ … Non parlo di Bellezza raggiunta (impossibile) ma di Bellezza cercata che, se c’è, è legata alla luce.“
 

Siamo all’inaugurazione del BUC (Biblioteca Universitaria Centrale)  di Trento, avvenuta lo scorso 19 novembre, e l'architetto Renzo Piano parla dell’importanza della luce per la buona riuscita di un progetto, ne valuta le declinazioni legate alle diverse condizioni atmosferiche e alle diverse fasi del giorno.

L’architetto genovese,  come tanti altri grandi del suo tempo e dei tempi passati, è molto  attento alla domensione multisensoriale dello spazio che progetta, perché sa benissimo che la buona riuscita dello stesso dipende dalla qualità dell’ esperienza d’uso, la quale  va oltre il puro godimento estetico-visivo e non va mai giudicata sulla base di modelli in scala o fotografie. 

Il tetto in vetro è l’elemento fondamentale dell’edificio e non solo per il senso di leggerezza e preziosità che generalmente si associa a questo materiale trasparente, ma soprattutto perché consente un’illuminazione naturale diffusa in quasi tutti i punti dell’edificio. E’ un’esplosione sia di Natura Vera - per la vista sul paesaggio esterno – sia di Natura Simulata  per la scelta del materiale di arredo all’interno, una  massiva presenza in bambù delle scaffalature aperte ed accessibili a tutti: la chiarezza e la  “percepita” tenerezza di questo legno  trasmette forte l’idea di comfort, di accoglienza, di democrazia e soprattutto di benessere.

L’edificio inizialmente era stato concepito per un  centro congressi e aveva previsto un tetto completamente diverso: è stato necessario infatti eliminare quest’ultimo e sostituirlo con una struttura leggera e «traspirante», che è  diventata poi l’emblema del nuovo involucro.

Il momento dell'inaugurazione . Crediti:  G. Ascione

Il momento dell'inaugurazione . Crediti:  G. Ascione

Ma per avere un giudizio completo sull’edificio bisogna valutare l’esperienza offerta anche durante le ore buie dei lunghi pomeriggi autunnali ed invernali, per verificare che la stessa naturalità  espressa di giorno sia fedelmente riproposta anche in assenza di luce solare. Le aspettative  che l’utente ripone quando percorre e vive uno  spazio costruito cambiano a seconda del momento della  giornata, e se al mattino un tripudio di luci forti e multi - direzionali (naturali e non) sono capaci di  eccitare e predisporre al vigore e alla lucidità mentale, diversamente la sera ci si aspetta che l’edificio si trasformi in un rifugio, un luogo dove ritrovare calma e pace.

Le ore serali e notturne potranno offrire all’edificio l’opportunità di rivelare maggiormente se stesso ed imporsi sul paesaggio naturale circostante, piuttosto che accoglierlo e contenerlo.  Noi ci auguriamo che lo faccia nel modo migliore, senza fare rumore: in fondo una biblioteca è soprattutto un spazio pubblico che deve garantire privacy, intimità,  semplicità e compostezza.

L’appuntamento quindi è a tra poche settimane, quando i 6.000 metri quadri di spazi di lettura e i 500 posti a sedere saranno finalmente a disposizione del pubblico.

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)

Sacro e Divano: a ciascuno il suo.

Sacro e Divano: a ciascuno il suo.

... dobbiamo tenere presente che non solo il concetto di sacro  in oriente e in occidente trova due definizioni distanti tra loro, ma anche la idea stessa di comfort è molto diversa. L'architettura, come ogni  linguaggio, è relativa alla cultura di appartenenza: spesso è difficile proporre traduzioni "letterali" laddove i presupposti sono inconciliabili.

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Casa Dolce Casa

E' uscito recentemente il libro del neuro-antropologo John S.Allen "Home - How Habitat made us Human" (vedi foto) che ci spiega quanto il concetto di casa, nel senso proprio di focolare domestico, sia importante per la nostra formazione culturale e psicologica.

Copertina del Libro 

Copertina del Libro 

La casa nasce anche come soluzione alla necessità di rilassamento, alla ricerca del benessere, e non solo come riparo dagli eventi meteorologici e dalle minacce delle altre specie. Essa diventa luogo indispensabile per la formazione della nostra personalità nella fase adolescenziale, in stretta dipendenza dalla nostra cultura. Esserne privato potrebbe avere effetti sui più profondi meccanismi cognitivi, fino ad essere causa di malattie mentali. Gli homeless contano infatti un'alta incidenza di schizofrenia all'interno della loro categoria ed anche le emigrazioni di massa sono causa di un violento sradicamento dalle proprie abitudini. Ma a parte questi due casi estremi, quali considerazioni utili possiamo fare a riguardo della nostra realtà occidentale in cui "l'emergenza casa" è quasi del tutto risolta?
In realtà il problema legato alla residenza esiste ancora, ma è di tipo qualitativo, ed è legato all'arricchimento del significato di benessere associato alla casa. Godere di buona salute fisica e contare su una sicurezza economica ed occupazionale non bastano: la crisi scatta nel momento in cui si avverte il bisogno di migliorare il proprio equilibrio spirituale, sociale e cognitivo. La casa deve tenere conto di questa nuove esigenze e una progettazione "partecipata" ed "integrata" può offrire una risposta.

Grafico di G. Ascione

Grafico di G. Ascione

Una volta era semplice interpretare le diverse condizioni geografiche e culturali che portavano a costruire un igloo piuttosto che una palafitta,poi col tempo l'idea di comfort si è imposta fortemente ed ha preteso  competenze sempre più specifiche. Oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo punto di svolta: il senso del "piacere" soppianta quello legato al "comfort".  

Grafico di G. Ascione

Grafico di G. Ascione

Esistono nuove esigenze, aumentano i requisiti per uno spazio costruito, e le competenze delle figure professionali tradizionali non bastano. Gli strumenti per rispondere in modo affidabile alle nuove esigenze sugli spazi costruiti  esistono, essi sono forniti da diversi campi interdisciplinari già menzionati negli articoli precedenti(neuropsicologia,scienze cognitive, etc.).

La figura dell'architetto, impegnata già da molti decenni a ridefinire continuamente il suo ruolo all'interno di  una macchina costruttiva sempre più complessa, soffre di una crisi di identità. 

Ora più che mai sarebbe il momento giusto per definirne un nuovo percorso formativo: quello del neuro-architetto

 

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Giusi Ascione

Architetto abilitato dal 1992, LEED Green Associate, con un’esperienza decennale all’estero presso studi di progettazione internazionali (Burt Hill, EMBT/ RMJM, Forum Studio/Clayco). Rientra in Italia nel 2008 per avviare ABidea, dedicato alla progettazione e al retrofit. Nel frattempo presta consulenza presso Proger Spa, NeocogitaSrl, collabora con il GBCItalia. Consulente architetto per spazi rigeneranti e formatore di CFP per architetti, è coinvolta anche in attività di ricerca interdisciplinare centrata sulle relazioni tra il comportamento umano e lo spazio costruito. (EBD - Environmental Psychology)